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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Madonna delle Grazie

Madonna delle Grazie




Da piazza Corrado Rizzone, imboccando via mercé, si giunge in una piazza dove si trova il santuario di Santa Maria delle Grazie.
L'edificio religioso, rimasto incompiuto per cause incerte, fu costruito per onorare la "Madonna di la grazia" in seguito al prodigioso ritrovamento nel 1615 di un'immagine cinquecentesca della Madonna con Bambino dipinta su una lastra di ardesia e che oggi è preziosamente conservata presso l'altare maggiore.
I documenti riferiscono essere stato costruito "con le proprie mani" dall'entusiasmo corale del popolo per tale ritrovamento e dalla gratitudine al simulacro per la liberazione dalle terribili pestilenze del 1626 prima e del 1709 dopo.
La leggenda narra che nel mese mariano del 1615, la gente del luogo vedeva tra i cespugli del Monserrato una fiamma che ardeva ogni giorno alla stessa ora: stupita la folla andò tra i cespugli,e, tra le stoppie non bruciate, trovò un'immagine sacra della Madonna col Bambino riprodotta su tavoletta d'ardesia.
Sul santuario venne progettata una chiesa dall'architetto siracusano Vincenzo Mirabella Alagona che morì nel 1624 a causa della peste. Di questa chiesa rimane il portale, con timpano spezzato, intensamente decorato nella trabeazione con teste di angeli.
Sul piazzale antistante il Santuario vi era un tempio loggiato, distrutto nel primo '800, quando venne adibito a "Piazza d'armi".
All'interno, ai lati del portale d'ingresso, si trovano due monumenti funebri seicenteschi in marmi mischi uno dei quali custodisce le spoglie del progettista.
Il prospetto attuale, quello da riferire alla ricostruzione settecentesca e della quale è stato realizzato soltanto il primo ordine, si impone per il disegno vigoroso con quattro robuste colonne libere fortemente rastremate e concluse da capitelli corinzi. Il secondo ordine è rimasto incompleto.
Il grande arco d'ingresso, nel partito centrale convesso, è strombato, due putti si affacciano da due mensole. La facciata ha un unico portale la cui cornice è arricchita, per quasi tutta la sua altezza, da festoni laterali che discendono da due ampie conchiglie fra spirali disposte sugli angoli superiori del portale. All'interno dello scudo, posto sopra la chiave d'arco del portale si trova lo stemma in bassorilievo della città di Modica (Torre merlata a tre ordini decrescenti con aperture)circondato da quattro colonne libere con due nicchie sprovviste delle statue.
L'interno è a tre navate affrescate separate da colonne a forma quadrata sorreggendo archi a tutto sesto. Sul lato destro della chiesa è presente un portale murato che presenta un disegno classicistico: si tratta del portale laterale della precedente chiesa progettatta dall'architetto Mirabella. Sulla stessa parete si trova anche una epigrafe poggiante sullo stemma della città: l'iscrizione fa riferimento alla pestilenza del 1709, fugata dalla Patrona Civitatis.
Purtroppo, buona parte delle opere d'arte contenute nel santuario sono anonime e prive di data.
La volta a botte sulla navata centrale presenta affreschi raffiguranti tre donne del Vecchio Testamento (Sisara, Ester, e Giuditta, oltre a simboli della Vergine realizzati dal chiara montano Giuseppe Cutello nell'ottocento, restaurati a fine secolo dal modicano Bartolo Sisino. Sulla cupola spiccano quattro quadri dedicati ai profeti del Vecchio Testamento, oltre ai quattro evangelisti.
All'interno, sulla destra, dietro il portale si legge una lapide che commemora l'architetto Alagona, mentre dal lato opposto si trova il mausoleo funebre di Gaspare Sartino Trono.
Proprio sopra il portale di ingresso è posto l'organo costruito nel 1908 dal modicano Michele Polizzi.
La navata di destra è completata da una cappella contenente il gruppo statuario di Cristo e della Vergine, il cui basamento mostra lo stemma dei Mercedari e della Contea, mentre nella navata di sinistra si ammira la Cappella del Sacro Cuore di Gesù.
L'abside, in cui è posto l'autore maggiore, oltre ad essere arricchito con affreschi raffiguranti la vita della Madonna (come la "Presentazione al Tempio", lo "Sposalizio della Vergine", "L'Annunciazione" e la "Visita di Elisabetta") custodisce la già citata Immagine Sacra in ardesia della Madonna, che nel 1709 liberò la città dalla peste ed alla quale venne dedicato questo Santuario.
Ad arricchire ulteriormente l'interno contribuisce anche l'operato di Valente Assenza che, nel 1973-74 realizza la tela le "Anime Purganti" ( posta nella navata di sinistra) e "Santa Teresa del bambino Gesù" ( in quella di destra).
Degna di nota è la cappella di destra dove è posto l'antico simulacro della Madonna delle Grazie", patrona della città di Modica.
Merita senz'altro di essere menzionata l' "Apparizione della Madonna a San Pietro Nolasco" dove, su uno sfondo di putti ed angeli, la Vergine è ritratta nell'atto di concedere lo scapolare a San Pietro Nolasco, fondatore dell' Ordine delle Mercede; altra tela di autore ignoto, ma degna di nota, è quella raffigurante San Raimondo Nonnato, membro dell'Ordine della Mercede.
All'esterno adiacente il Santuario, si trova l'ex-convento dei Padri Mercedari, austero edificio settecentesco edificato poco dopo la Chiesa ed anticamente adibito a Lazzaretto durante le epidemie di peste che colpirono la Contea nel XVIII secolo; negli ultimi tempi è stato adibito a Museo Etnografico e delle Arti e Tradizioni Popolari e Biblioteca comunale attualmente in restauro.



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